“Erebus” il titolo del nuovo album dei Moustache Prawn. Un disco complesso, una storia di fantasia, una dichiarazione di impegno sociale, un grido di protesta e sopratutto tutte queste cose contemporaneamente. Nonostante la pretesa non fosse quella di creare un "opera", i legami che ci sono tra storia e brani, tra testi e musica lo rendono certamente un "concept album”, con una narrazione ed una filosofia assolutamente personali. In questo sfaccettato intreccio, ad un certo punto del percorso, si è inserita la produzione artistica curata da Graziano Cammisa (che ha registrato il disco) e dalla Band;un processo sia partecipato che legato all'unicum di Erebus.
Il primo passo è stato lo studio della storia e la scelta dei brani. Si è scelto l'ordine dei pezzi nella tracklisting in modo che potessero andare a dipingere correttamente le atmosfere e lo svolgersi della storia. In Erebus si trovano parti eseguite da un quartetto d'archi e parti eseguite con il Fingrophone (un'App Gratuita per iPhone), un Saz Turco ed una Udu Drum, degli Harmonizer e delle chitarre acustiche distorte, le armonie british dei cori ed alcuni suoni ripresi con lo stetoscopio dalla gola del cantante, un bidone degli olii esausti ed il suono delle spazzole su un quaderno a quadretti (che ha sostituito il rullante di un brano), un pianoforte scordato ed un synth analogico autocostruito. Nessun freno creativo. In un brano si è aggiunta la collaborazione di Roberto Re David, compositore di Gioia del Colle (parte del bouquet degli artisti della Piccola Bottega Popolare) che ha curato gli arrangiamenti del quartetto d'archi e li ha diretti durante le registrazioni.
Il racconto, in breve, narra le avventure di tre schiavi che lavorano per alcuni scienziati nelle Isole di Kerguelen, nei pressi del Circolo Polare Antartico. Gli scienziati operano in totale segretezza e cercano di modificare l’habitat naturale degli esseri viventi, compresi gli umani, variando alcune delle loro caratteristiche fisiche ed ambientali. Un giorno però, dal nulla, appare un’altra isola a qualche chilometro di distanza dalla scogliera, un evento che genera il caos: alcuni animali tentano la fuga, i sistemi di allarme impazziscono, e così via. I tre schiavi saranno catapultati sull’isola per far luce sul mistero. Si scoprirà che al suo interno vi abitano degli esseri chiamati Skratz, abitanti del nucleo terrestre da tempo immemore e regolatori dell’equilibrio climatico (e non solo) sulla Terra. Attraverso un piano geniale e l’aiuto dei tre schiavi, che dovranno scalare il Monte Erebus al fine di aiutare un anziano guardiano, essi proveranno a liberare le Isole di Kerguelen dagli scienziati e a riportare la normalità nell’arcipelago. Ma oltre alla storia, “Erebus” è un album di grande musica, risultato del processo di maturazione di una band ormai consapevole dei propri mezzi e che ha acquisito personalità strada facendo. Una band, in grado di potersela giocare a livello internazionale.